1046, Mantova. Tutto ebbe inizio con un sogno: un campo di battaglia, il fuoco, centinaia di morti. E poi una donna, i capelli rossi, l’armatura bianca, la spada in pugno, a ottenere la vittoria, riprendersi la sua terra. Questo sognò Beatrice di Canossa poco prima di dare alla luce la sua terza figlia, Matilde.
Sapeva che la bambina avrebbe avuto un grande avvenire, ma mai avrebbe immaginato che potesse diventare un simbolo, la donna più temuta e rispettata del suo tempo, una combattente. Il suo destino, secondo la tradizione, era al fianco di un guerriero di nobili natali scelto dal padre. Solo una moglie, quindi, anche se blasonata, o una badessa di un importante convento.
Ma le cose andarono diversamente. Dopo la morte prematura del padre, la cui posizione era considerata scomoda dall’imperatore Enrico III, e del fratello, avvelenato, Matilde si trovò costretta a governare, Grancontessa di tutte le terre italiche a nord dello Stato Pontificio, a combattere per difendere i suoi sudditi, al fianco del papa durante la Lotta per le investiture, a trattare per la pace tra Gregorio VII ed Enrico IV.
Mai un giorno della sua vita venne speso per se stessa, ma la Storia la vede ancora oggi protagonista.
Mantova 21 marzo 1046
Il sole stava tramontando dietro un ampio circolo di vette innevate, e sfumature dall’arancione al rosso fuoco si riflettevano sui ghiacci scintillanti. La battaglia infuriava e il campo era ricoperto di corpi agonizzanti e straziati, mentre uomini con pesanti armature si battevano brandendo lance, mazze e spade. Bandiere e vessilli sventolavano su entrambi i fronti e si incrociavano tra loro quando i cavalieri si trovavano a duellare; spade e lance rilucevano appena nella tenue luce del tramonto; il tappeto di erba appena spuntata era interamente intriso da rivoli rossastri; i soldati colpiti cadevano in pozze di sangue, mentre i cavalieri si lanciavano con le lance in resta annientando quanti più nemici potevano raggiungere. Da ambo le parti le perdite erano incalcolabili, e mentre il sole calava dietro i monti portando con sé la chiara luce del giorno, ogni schiera con un ultimo, estremo sforzo, cercava di conquistare la vittoria.
Grida spaventose risuonavano nell’aria satura di sudore e sangue, coperte a tratti dallo stridio delle lame e mentre il furore della mischia continuava a imperversare, un cavaliere si distinse dal gruppo dei combattenti. Roteava la lancia e con affondi precisi e secchi si gettava sui nemici uccidendone un gran numero, coprendosi il fianco con un pesante scudo. Dinanzi a lui gli avversari cedevano e dopo alcuni minuti di lotta feroce, quando l’eroico soldato raggiunse il portabandiera nemico, con un fendente fulmineo gli mozzò la testa di netto, che cadde rotolando sull’erba insieme al vessillo, finendo nel fango e nel sangue. Un urlo di battaglia echeggiò ruggendo, e mentre gli ultimi superstiti della parte avversaria tentavano invano di fuggire, il cavaliere si portò la mano destra alla fronte e si fece il segno della croce.
Subito attorniato dai suoi fedeli esultanti per la vittoria, il cavaliere volse lo sguardo tutto intorno, si tolse l’elmo e una folta chioma di capelli rossi, lunghi e ricciuti ricadde sull’argentea armatura. Era una donna: bella, imperiosa, misteriosa e dallo sguardo impenetrabile. Se ne stava ferma, immobile e silenziosa mentre i soldati inneggiavano a lei e alla vittoria, quando un vento improvviso le scompigliò i capelli dai riccioli rossi, e lei sorrise guardando i suoi fedeli che le rendevano omaggio.
Un romanzo storico da leggere
Un romanzo storico molto bello su una figura storica molto interessante. Da leggere. Degno di nota lo stile narrativo usato dall'autrice.
Bellisimo Personaggio
Sono sempre stato affascinato da Matilde di Canossa, certamente una personalità di spicco e piuttosto insolita nel medioevo italiano.
Il libro è ben scritto e scorrevole...
Un personaggio affascinante
Una storia vera romanzata in modo approfondito e coinvolgente. I personaggi sembrano attuali e non di mille anni fa. Un bel ripasso della storia delle mie terre senza essere mai noioso o pesante.
Il romanzo storico
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